Giornata della memoria
Per chi ha fisicamente varcato la soglia del campo di concentramento di Auschwitz almeno una volta, per “conoscere,attraversare , vedere e sentire i LUOGHI e IL FUNZIONAMENTO TERRIBILILMENTE EFFICIENTE della Struttura” , oggi nella Giornata di memoria, vi sono due/tre aspetti che restano impressi nella memoria e nei racconti delle guide.
Forse quelle che oggi, sono meno raccontate nell’immaginario collettivo, ma che ritornano impresse nei nostri pensieri nelle immagini TV o sulla rete di quel luogo.
Quegli aspetti che ci hanno lasciato gelidi, stupiti, quasi smarriti e scioccati che si potesse arrivare a tanto.. E che sempre Primo Levi raccolse in maniera cruda pesante..ma vera.
“Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.”
Nel modo in cui vivevano le loro giornate i prigionieri, è riassunto il significato di questa frase, ed il perché questo luogo fosse dimenticato da Dio e “concentró” (nel vero significato di campo di concentramento) il “peggiore volto” della natura umana.
Nel sistema di registrazione e di classificazione delle persone al campo.
Nel vestiario.
Negli alloggi.
Tutti singoli aspetti che nelle didascalie delle foto raccontiamo fedelmente secondo i diari di Auschwitz nella loro spietata durezza.
Ma, che raccolti insieme, rendono l’idea del perché quello sia stato il punto più basso della “civiltà umana”.
Lo ricorda a tutti noi un monito molto conosciuto che ci ricorda l’essenza della “memoria”.
“Auschwitz – Solo quando nel mondo a tutti gli uomini sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora potrete dimenticarci”.
[Lapide presente presso il Sacrario ai Caduti di Marzabotto – Bologna]
Forse quì é riassunto il valore profondo e necessario della “Giornata della Memoria”, che non và minimizzato o considerato come a qualcosa del passato, soprattutto in un presente che vede rinascere e prender forza i “sintomi” di quel fondersi e insunarsi di violenza e indifferenza verso la nostra umanità.
Su altre forme, simbolismi o messaggi di comunicazione verbali, non verbali e soprattutto tecnologici.